Introduzione: l’ernia perineale avviene per indebolimento e ipotrofia dei muscoli che compongono il diaframma pelvico, come il muscolo elevatore dell’ano, il muscolo coccigeo, la fascia perineale e lo sfintere anale interno ed esterno. Di conseguenza il retto non più contenuto, si dilata e devia verso il lato di minor resistenza. Inoltre la debolezza del diaframma pelvico facilita la protrusione di vari organi come la prostata, la vescica e gl’intestini nel perineo. Avviene prevalentemente in cani maschi non castrati dai 7-9 anni.
Eziopatogenesi: ad oggi non è nota una causa precisa scatenante il problema. Sono descritte una serie di concause come predisposizione congenita, anomalie rettali con conseguente costipazione cronica, squilibri ormonali, affezioni prostatiche (fino a 59% dei casi), debolezza strutturale del diaframma pelvico, infezioni ricorrenti dei sacchi anali, infiammazioni del perineo e diarrea protratta. Il ruolo del testosterone sullo sviluppo dell’ernia perineale non è ancora chiaro. Certo è che sono colpiti maggiormente cani maschi non castrati. Inoltre la letteratura riporta che la castrazione al momento della chirurgia riduce significativamente la recidiva dell’ernia perineale. La castrazione ha un effetto curativo anche verso affezioni prostatiche, concausa dell’ernia perineale in più del 50% dei casi.
Sintomatologia: clinicamente i cani affetti presentano difficoltà nella defecazione, il retto si dilata e a seconda del grado di incompetenza del diaframma pelvico si forma una sacca ripiena di feci, visibile esternamente come un’ evidente protuberanza affianco all’ano. Nel sacco erniario si possono trovare svariati organi addominali, come l’omento, intestini o la vescica. Se è erniata la vescica diventa un’ emergenza chirurgica.
Terapia: il trattamento è chirurgico. Viene eseguita un’erniorafia utilizzando svariate tecniche chirurgiche. La tecnica più utilizzata consiste nella trasposizione del muscolo otturatore interno. Indipendentemente dalla tecnica questi pazienti vanno SEMPRE castrati.
In alcuni casi cronici l’ipotrofia soprattutto del muscolo elevatore dell’ano e le muscolo coccigeo nonché del muscolo otturatore interno è così avanzata da rendere impossibile l’erniorafia. In questi pazienti si possono applicare degl’innesti o sintetici o biologici. Un’altra alternativa consiste nella colonpessi e cistopessi. Consiste nel suturare il colon discendente trazionandolo lievemente in senso craniale sulla parete sinistra dell’addome e la vescica sulla parete destra dell’addome. Con questa tecnica, che in alcuni casi si può abbinare all’erniorafia primaria, si raddrizza il decorso del retto e si evita il ristagno di feci nel perineo. La fissazione della vescica previene l’erniazione della stessa or quando non sia stato possibile procedere a un’erniorafia primaria.
Gestione postoperatoria: nei primi giorni dopo la chirurgia si consiglia di tenere le feci morbide con l’aiuto di semi di psillium in aggiunta al cibo, onde evitare tensioni sulle suture chirurgiche. La prognosi dipende dal grado di cronicità dell’ernia perineale, nonché dalla tecnica chirurgica applicata e anche dalla gestione nel postoperatorio. Statisticamente le recidive sono molto più elevate se i soggetti non vengono castrati.
Dr.ssa med. vet. Schmidt Karin, rECVS; Dr. med. vet. Bernasconi Curzio, DECVS FVH, specialista in chirurgia